Staff Friulani.Net Storia del Friuli

Storia del Friuli (3p.) Alto Medioevo

Dopo la morte di Teodorico (526) il Friuli fu a lungo campo di battaglia tra Bizantini e Goti. E’ di questo periodo lo scisma dei Tre Capitoli, che porterà indirettamente alla nascita del Patriarcato di Aquileia.

L’imperatore romano d’oriente Giustiniano I di Bisanzio, nel tentativo di carpire l’amicizia degli allora ricchi ed influenti Monofisti ripudiò (545) la condannava dei teologi che avevano preso parte al Concilio di Calcedonia (451) durante il quale era stati considerati eretici proprio i Monofisti. Tale ripudio fu avvalorato da un editto imperiale, quindi da un concilio ecumenico (553). Gran parte dei Vescovi orientali accettarono le indicazioni del loro imperatore, così anche il Papa Virgilio, però solo dopo essere stato imprigionato dallo stesso Imperatore.

In quel tempo, tale controversia, era molto sentita dalla popolazione così come da molti Vescovi occidentali che, al contrario, non accettarono l’imposizione di Giustiniano. Tra i “ribelli” all’autorità imperiale vi erano i Vescovi di Milano ed Aquileia. Il loro dissenso fu ancora maggiore quando venne nominato Papa, Pelagio I (556-561), tanto che la chiesa di Aquileia si rese gerarchicamente indipendente nominando, nel 568, il vescovo Paolino I, Patriarca.

Nello stesso anno ebbe inizio l’invasione dei Longobardi.

Lo storico romano Gaio Velleio Patercolo descriveva così i Longobardi: «genti germane ben più che feroci». In effetti erano abili guerrieri nonostante il loro numero esiguo. Provenienti dalla Scandinavia, si stanziarono intorno al II° secolo d.C. in Germania, nelle vicinanze di Amburgo, dove entrarono in contatto con i Vandali. Un antica leggenda ci rende dotti sul motivo del loro nome. I Vandali, entrati in guerra con i nuovi arrivati, pregarono Odino di concedere loro la vittoria, ma lui decise di decretare il successo al popolo che il giorno della battaglia avrebbe visto per primo. I Winnili (come venivano chiamati allora i Longobardi) si rivolsero, invece, alla moglie di Odino, Frigg, che gli consigliò di presentarsi sul campo di battaglia al sorgere del sole: uomini e donne insieme, queste ultime con i capelli sciolti fin sotto il mento come fossero barbe. Al sorgere del sole Frigg fece sì che Odino si girasse dalla parte dei Winnili e il dio, quando li vide, chiese: Chi sono quelli con le lunghe barbe? Al che la dea rispose: Poiché gli hai dato un nome, dai loro anche la vittoria.

Nel IV° secolo d.C. l’intero popolo avrebbe però lasciato la Germania e dopo aver superato il Danubio (tra il 530 ed il 540) raggiunse la Pannonia dove si convertì al cristianesimo ariano .

I Longobardi erano abili artigiani, specie nella lavorazione della ceramica, nella fabbricazione di armi e di oggetti di oreficeria. Erano dediti all’allevamento (specie dei cavalli) ed alla caccia. Erano inoltre abili nella filatura della lana, ma soprattutto erano grandi guerrieri. Il fascino della civiltà romana (ma anche probabili e facili conquiste) gli attrasse a tal punto che nel 568, guidati dal loro re Alboino penetrarono in Friuli.

Da questo momento la storia del Friuli si confonderà con quella del ducato longobardo (568-776).

L’invasione del Friuli fu lenta anche se non incontrò alcuna resistenza armata. Nel 569, sarà lo stesso Alboino, ad istituire il Ducato del Friuli, poi affidato al nipote Gisulfo I, il quale accettando l’incarico pretese di mantenere in regione le più forti e nobili “fare”. Questo ci aiuta a comprendere come il ducato friulano fosse così fieramente nazionalistica ed autonomistica da riuscire a creare uno “stato” all’interno dello stesso regno longobardo.

I ducati nell’insieme formano il Regnum Langobardorum, al vertice del quale vi era un monarca eletto direttamente dall’assemblea dei liberi guerrieri longobardi. La prima sede reale fu Verona, quindi Pavia.

Inizialmente l’integrazione con le genti locali non fu facile. Il tessuto sociale longobardo era basato su una casta militare rigidamente separata dalla massa della popolazione, servirono pertanto diversi anni prima di ottenere una reale integrazione. La ridistribuzione delle terre e la rinascita dell’agricoltura portarono all’instaurarsi di una pacifica e proficua convivenza.

Proprio di questo periodo è la nascita del campo friulano che, come spiegato da Tito Maniacco , viene ottenuto dalla divisione in tre parti di due appezzamenti della centuriazione romana, con l’ottenimento di fondi di circa 3.500 mq ciascuno.

Il Ducato friulano, che governava ormai su tutte le terre poste tra il Livenza ed il Timavo, si fondava su quattro “municipi”: Forum Iulii (Cividale), Aquileia, Iulium Carnicum (Zuglio) e Concordia. Cividale fu scelta come capitale. Furono quindi consolidate diverse roccaforti nell’area periferica del ducato, nelle quali furono dislocate diverse Arimannie . Le roccaforti gravitavano intorno a centri fortificati maggiori chiamati Castrum. Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum ne cita diversi: Cormons, Nimis, Artegna, Osoppo, Ragogna, Gemona, Invillino. Altri insediamenti minori erano invece: San Daniele, Montenars, Tarcento ed Attimis.

All’inizio dell’invasione longobarda, il Patriarca Paolino si era rifugiato a Grado dove, alla sua morte subentrò Elia (571), quindi Severo nel 586. Il Patriarca Severo, condotto a forza a Ravenna, fu costretto a sottomettersi all’autorità del Papa, ma rientrato a Grado trovò una tale ostilità da costringerlo a confermare la separazione da Roma (590). Alla morte di Severo (606), il Patriarcato di Aquileia venne diviso in due sedi. Ad Aquileia si insediò il patriarca Giovanni, sostenuto dai Longobardi; a Grado, alla cui sede venne riservata la giurisdizione sui territori di dominazione bizantina fu invece nominato Candidiano, sostenuto dall’esarca cattolico bizantino Smaragdo.

Questi furono anni estremamente difficili a causa delle frequenti incursioni degli Slavi e degli Avari. Nel 610 saranno proprio quest’ultimi ad invadere il Friuli. Paolo Diacono narra con accenti epici la strenua difesa dei longobardi “friulani” che nonostante il grande valore dimostrato in battaglia, non poterono opporsi all’esercito conquistatore. Il duca Gisulfo II fu ucciso e Cividale saccheggiata. Solo l’intervento dell’esercito del re longobardo Agilulfo fu in grado di respingere l’invasione. Cividale gravemente danneggiata dagli Avari, risorse con il nome di Civitas Forumiuliana quindi a partire dal IX secolo prese il nome di Civitas Austriae, da cui deriva il nome attuale. Il nome contratto di Forum Iulii andò invece ad identificare territori sempre più estesi intorno alla capitale fino ad identificarsi con l’intera regione. Da qui deriverà il nome, Friuli.

Terminata l’invasione avara, seguì un periodo di pace che influirà positivamente sia sull’economia che sul commercio così come sull’aumento demografico. Nel contempo la regina Teodolinda (sposa prima di re Autari quindi di re Agilulfo) promosse la conversione del popolo longobardo alla religione cattolica. Fu così, che lentamente, i Longobardi si accostano alla civiltà romana, probabilmente anche grazie all’Editto di re Rotari (643) che si occuperà di codificare le antiche leggi del popolo longobardo integrandole con il diritto romano. La lingua della maggioranza della popolazione era ormai quella latina, nella quale però si inserivano molti termini germanici, alcuni dei quali ancora oggi presenti nella lingua friulana.

Saranno riportati in Patria anche i tesori del Patriarcato, custoditi nella bizantina Grado. Sarà il duca Lupo a comandare il saccheggio dell’isola del sole prima di ribellarsi al re Grimoaldo e subire una nuova incursione degli Avari, a lui fatale (664).

Ristabilita la pace, lo scisma tricapitolino divenne un “affare politico”. Parte dei clan longobardi sostenevano l’arianesimo, altri aderivano allo scisma dei Tre Capitoli, altri ancora si definivano cattolici (pertanto contro tale scisma). Come spesso accadeva in tempi antichi, la diatriba venne risolta con la forza. Nella battaglia di Coronate (oggi Cornate d’Adda) del 689, il re longobardo Cuniperto, cattolico, sconfisse il duca Alachis, ariano, che guidava un fronte composito di insorti dell’Italia nord-orientale, tra i quali vi erano anche molti aderenti allo scisma tricapitolino. Con la vittoria di Coronate, il cattolicesimo si impose definitivamente tra la popolazione. Nel 698 lo stesso Cuniperto convocò un sinodo a Pavia in cui i vescovi cattolici e tricapitolini ricomposero lo scisma nello spirito di Calcedonia .

Un periodo di grande sviluppo culturale ed economico coincise con il governo di Pemmone, proclamato duca nel 706. Definito da Paolo Diacono come «uomo intelligente e utile alla patria», oltre ad essere un grande guerriero fu nello stesso tempo desideroso di cultura e di giustizia. A lui si devono le valorose vittorie contro gli Slavi, così come a lui si deve la nascita della scuola di cultura latina. Il suo operato finì, tuttavia, per irritare re Liutprando a causa della contesa che lo vide protagonista con il Patriarca di Aquileia Callisto. Fu così nominato duca, il maggiore dei suoi figli, Ratchis.

Ratchis governò il Friuli per cinque anni (734-744) è anch’esso si dimostrò, come il padre, amante della cultura ed abile guerriero. In particolare si distinse nella difesa di re Liutprando quando nei dintorni di Fossombrone, fu attaccato a tradimento da ribelli spoletini. Il prestigio così guadagnato gli permise di ottenere il trono di Pavia (744). Gli subentrò così nel governo del Friuli il fratello Astolfo che diventerà anch’esso re d’Italia quando Ratchis si ritirerà nel convento di Montecassino.

L’ultimo e sfortunato re dei Longobardi sarà re Desiderio che osteggiato dal Papato, sarà sconfitto dai Franchi (774).

Il ducato friulano, raggiunse i massimi livelli di indipendenza proprio con l’ultimo duca Rotgaudo, che a capo della “resistenza friulana” si oppose al potere carolingio, dimostrando che il Friuli aveva ormai acquisito una propria autonomia politica. Alla fine anche Rotgaudo dovette però arrendersi a Carlo Magno. Pochi mesi dopo Rotgaudo riprese nuovamente le armi (775-776) cercando un’alleanza con i vecchi nemici bizantini, ma sul Piave l’esercito franco riuscì a prevalere su quello “friulano”; lo stesso Rotgaudo perì in battaglia. Si trattava della fine del potere longobardo in Friuli.

Nonostante il potere politico fosse stato annientato, l’eredità culturale dei longobardi segnerà ancora per lungo tempo il popolo di questa terra. Ed è proprio la capitale Cividale a conservare oggi le massime testimonianze dell’arte e dell’architettura longobarda in Friuli. Architettura e scultura che raggiungono i massimi livelli nell’altare del duca rachis|altare di Ratchis e nel Tempietto longobardo. Testimonianze di eccezionale valore artistico si ritrovano anche in molti oggetti di oreficeria longobarda, buona parte conservati nel museo locale.

Carlo Magno dopo la battaglia con il duca Rotgaudo si spinse fino a Cividale dove organizzò una durissima repressione. Quindi, dopo essersi autoproclamato Gratia Dei rex Francorum et Langobardorum, riorganizzò il regno sul modello franco, con conti al posto dei duchi. Anche il ducato del Friuli venne riorganizzato su base comitale e nel 781 venne inquadrato assieme agli altri territori nel Regnum Italiae, affidato al figlio Pipino. Con la riorganizzazione del regno, Carlo Magno concesse ai sudditi fedeli terre e castelli introducendo così in Friuli il principio feudale che segnerà la storia del Friuli nei secoli successivi.

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