Il Friuli, inglobato nella Serenissima Repubblica, si trova esposto alle invasioni turche ed alle mire di conquista degli Asburgo. Considerato dai veneziani poco più di un avamposto militare, utile “cuscinetto” difensivo verso oriente, fu presto impoverito delle sue principali risorse. Le coltivazioni distrutte dalle guerre, gli animali da allevamento requisiti, le foreste disboscate.
Un Luogotenente generale si insediò ad Udine e subito fu chiaro a cosa fosse più interessata Venezia: la sicurezza pubblica venne affidata al Maresciallo mentre la gestione delle tasse al Camerlengo. Entrambi, nominati dal Senato veneziano, erano scelti tra la nobiltà veneta. Anche il Patriarca di Aquileia, spogliato del potere temporale , da qui in avanti sarà di origini venete. Venezia debellò così la potere politico ma mantenne inalterati i diritti feudali, conservando la situazione esistente durante il Patriarcato, tanto da incidere solo superficialmente sulle tradizioni e gli usi dei friulani.
Anche la diffusione della lingua veneta fu marginale, specie tra le classi sociali più povere tanto che il Patriarca Barbaro ufficializzò persino l’uso della catechesi in lingua friulana (1660). Il Friuli mantenne così una parziale autonomia e lo stesso Parlamento della Patria continuerà a legiferare seppur su questioni di interesse locale di minor rilievo. Particolare attenzione sarà riservata alla città di Udine che si arricchirà di importanti opere artistiche ed architettoniche che ancora oggi contraddistinguono il particolare stile del centro storico.
Dopo la conquista veneziana, arrivarono i Turchi. Nel 1472 si spinsero fino a Monfalcone, quindi nel 1477 saccheggiarono la bassa friulana. L’incursione più violenta sarà però quella del 1499 quando i Turchi, nonostante l’eroica difesa di compagnie “rustiche” , bruciarono 132 villaggi friulani.
Di qui a breve il Friuli sarà ancora una volta scenario di lutti e miseria.
Correva l’anno 1508 quando ebbe inizio la guerra che vedeva contrapposti la Serenissima Repubblica e l’armata dell’Imperatore Asburgico Massimiliano I° d’Austria per il controllo della contea di Gorizia e di altri feudi (come Pordenone, rimasto fino a questo momento enclave asburgica).
Il conflitto segnerà anni di povertà e porterà alla luce antiche tensioni e rivalità tra nobili feudatari, contadini e piccola borghesia.
In Friuli (ad Udine in particolare) si fronteggiavano due fazioni: quella dei Zambarlàns (apertamente filo-veneziani), capeggiata da Antonio Savorgnan, a cui aderiva la nobiltà recente, il popolo minuto e i contadini e quella degli Strumîrs, simpatizzanti per l’Impero Asburgico, capeggiata da Alvise Della Torre a cui aderivano esponenti della vecchia aristocrazia castellana ed antiche famiglie nobiliari di Udine. Il 27 febbraio 1511 (giovedì grasso) scoppia a Udine e poi dilaga nel contado, una sanguinosa rivolta popolare durante la quale sono bruciati i castelli e depredate le case dei nobili avversari dei Savorgnan. Nelle campagne l’assalto fu ancora più cruento e coinvolse indistintamente sia i castelli degli Strumieri che quelli dei Zamberlani.
La rivolta sarà placata nel sangue dall’esercito veneziano, preoccupato che i moti popolari potessero portare a risvegli autonomistici mai sopiti.
Il 1511 fu un anno tremendo per il Friuli. Oltre alla rivolta del giovedì grasso, la Piccola Patria sarà colpita dalla peste quindi da un terremoto di devastate potenza. Queste concause porteranno alla distruzione ed alla decadenza di numerosi castelli, molti dei quali non arriveranno mai ai giorni nostri.
Nel mentre, la guerra sembrava volgere a favore di Venezia, quando l’esercito della Serenissima fu sconfitto, nella battaglia di Agnadello, da truppe formate dall’impero asburgico, dalla Francia, dalla Spagna e dal papato (Lega di Cambrai). La guerra continuò con alterne vicende quando nel 1514 il Friuli tornò ai veneziani e la Contea di Gorizia con gradisca d’isonzo|Gradisca andò alla Casa d’Austria.
La fine del conflitto determinerà, così, la triste spartizione del Friuli fra le due “superpotenze”.
La decadenza della nobiltà e con essa del Parlamento della Patria fa da contraltare alla costituzione (si ipotizza nel 1518) della “Contadinanza”, un organizzazione contadina. La sua importanza crebbe rapidamente tanto che nel 1525 ottenne il potere di controllare i conti degli introiti imposti dal Parlamento. Nello stesso periodo si diffuse, seppur in modo non omogeneo, il Protestantesimo peraltro represso dalla successiva istituzione di inquisizione|tribunali dell’inquisizione.
Nel 1593 viene fondata la fortezza di Palma (Palmanova) e proprio da qui cominciò la nuova campagna veneziana contro gli austriaci (Guerra di Gradisca). Nel 1616 Gradisca viene assediata senza successo dall’esercito veneziano. Il conflitto terminerà, dopo alterne vicende, con un armistizio nel 1617, senza la mutazione dei confini preesistenti. Seguirà una tremenda carestia (1629), mitigata solo dalla recente introduzione della coltivazione del Mais, ormai divenuto alimento essenziale per i contadini friulani.