Origini della lingua friulana

Origini della lingua friulana

La lingua friulana, comunemente chiamata marilenghe (lingua madre) dai friulani, è una lingua di origine neolatina, che nonostante la sua unicità presenta analogie con altre lingue retoromanze o ladine. La sua nascita, si fa risalire all’Anno Mille.

Si suppone che i Carni, una volta assoggettati dai Romani (115 a.C.), abbiano continuato ad utilizzare molte parole della loro lingua madre sviluppando così un latino “personalizzato” con inflessione e accenti propri. Il Marchetti sostiene che proprio questo fatto concorse alla formazione nel friulano di caratteri assai distinguibili rispetto agli altri idiomi dell’Italia settentrionale. Seppure tale aspetto sia piuttosto controverso, è indubbio che numerosi vocaboli friulani abbiano origine Carno-Celtiche. E’ altrettanto certo che Fortunaziano (vescovo di Aquileia dal 342 al 369) era costretto a stendere i commenti del Vangelo in lingua rustica per farsi comprendere dal suo Popolo.

I primi atti amministrativi in lingua friulana risalgono al XIII secolo. Sono di questo periodo anche le prime testimonianze letterarie, ma solo a partire dal Trecento gli scritti diventeranno di uso comune. All’interno di un atto rogato trascritto a Cividale il 13 aprile 1380 troviamo invece documentata la prima villotta friulana dal titolo “Piruc myo doc inculurit” .

Il Friulano pur essendo la lingua più diffusa in queste terre, non è mai stata il solo ed unico idioma utilizzato abitualmente dai friulani. Nel Medioevo, il friulano era assai diffuso nelle campagne, ma lo era molto meno nelle città, dove l’aristocrazia era d’uso parlare in lingua tedesca. A partire dal XV secolo, la borghesia cittadina goriziana mantenne tale predilezione, mentre quella udinese preferì il veneziano. Nella metà dell’Ottocento si passò quindi all’italiano.

Sono diverse le varianti della lingua friulana, tanto da essere definite “dialetti friulani“. In tal senso è possibile citare: il friulano centrale in uso nel medio Friuli, caratterizzato dalla terminazione in -e delle parole femminili; il friulano concordiese, caratterizzato dalla terminazione in -a delle parole femminili in uso nel pordenonese e nel mandamento di Portogruaro; il friulano goriziano, anch’esso caratterizzato dalla terminazione in -a delle parole femminili; il friulano carnico, in uso in Carnia, con sfumature differenti da vallata a vallata.

Nel territorio del cosiddetto Friuli Storico sono presenti anche delle lingue minoritarie; di fatti in Friuli, fin dall’antichità, erano presenti delle comunità non friulanofone come ad esempio: Timau (dove si parla un particolare dialetto tedesco); la cosiddetta “Slavia friulana” (dov’è ancora oggi è diffusa la lingua slovena); la Val Resia (dove si parla resiano).

Oggi, la lingua friulana è diffusa nelle province di Gorizia, Pordenone e Udine ed in piccola parte nella provincia di Venezia (Mandamento di Portogruaro). All’arrivo delle truppe italiane in Friuli, il friulano era parlato da oltre i tre quarti della popolazione. Attualmente, si stima che l’idioma sia conosciuto da circa 650.000 persone. Nell’edizione 2009 dell’Atlante delle Lingue Unesco , il friulano è stato, purtroppo, inserito tra le lingue in serio pericolo.

Con la legge 482/1999, “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” , il friulano è stato di fatto (finalmente) riconosciuto come “lingua” anche dallo Stato italiano (fai click qui se ti interessa conoscere la storia del riconoscimento della lingua friulana).

Staff Friulani.Net
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