Mare, Pianura, Collina, Montagna fuse tra loro a formare un tutt’uno, questo è il Friuli. Una superificie di 8.240 km², attualmente inclusa nello Stato italiano, suddivisa tra le province di Udine (4.905 km²), Pordenone (2.178 km²), Gorizia (466 km²), il Mandamento di Portogruaro (629 km²) e il Comune di Sappada (62 km²). La porzione settentrionale del Friuli (la cui parte occidentale è chiamata Carnia) è costituita prevalentemente da montagne. Dalle montagne discende il fiume Tagliamento, che a valle incontra la pianura. Questa è comunemente suddivisa in alta pianura e bassa pianura convenzionalmente delimitate dalla strada Napoleonica che collega le città di Codroipo e Palmanova. Al termine delle pianure, verso sud, troviamo le lagune di Marano e di Grado, quindi il mare. Un piccolo universo meraviglioso ricco di storie, leggende, opere d’arte e risorse naturali. Una tipica terra di frontiera che vanta una storia antica e affascinante, ma purtroppo costellata da grandi tragedie. Una terra, fatta di gente onesta e laboriosa, di estrema ricchezza umana, di romantici mari, splendide vette .. ottimo vino.

Il Friuli era già conosciuto al tempo dei romani come Carnorum Regio, la terra dei Carni, popolazione di origine celtica che abitava la zona pedemontana friulana già nel 400 a.C. Al termine della conquista romana, Aquileia diverrà una delle principali città dell’Impero, importante porto fluviale, risultava strategica sia sotto il profilo commerciale che in quello militare. Saranno però i Longobardi a rendere indipendente il Friuli, dopo che elessero queste terre a proprio Ducato (569 - 776). Il Ducato del Friuli si fondava su quattro “municipi”: Forum Iulii (Cividale), Aquileia, Iulium Carnicum (Zuglio) e Concordia, che delineavano già a quel tempo i confini del cosiddetto “Friuli Storico”. I Longobardi cadranno per mano dei Franchi; ciò nonostante l’eredità etnico-culturale longobarda non andrà mai perduta.

A partire dall’anno Mille, si diffuse l’uso della lingua friulana quindi l’intero territorio tornerà indipendente grazie al Patriarcato di Aquileia, che resse la “Patria del Friuli” ininterrottamente dal 1077 al 1420.

In un atto rogato del 1221 sono chiaramente delineate tutte le terre appartenenti al Patriarca e cioè «tutti i luoghi, castelli, corti, ville e villaggi […] dal fiume Livenza fino al ducato di Merania e dai monti fino al mare in tutto il Friuli». Di questo periodo è anche la costituzione Parlamento della Patria del Friuli, una delle prime assemblee parlamentari d’Europa insieme al quello d’Islanda.

Nel 1420 il Friuli sarà occupato dai Veneziani che lasciarono però al territorio ampia autonomia fino al 1797. Il territorio condiviso da Austriaci e Francesi, seppur in modo non uniforme, a partire dal 1866 sarà occupato da truppe italiane. Seguirà un periodo di scarse possibilità economiche che saranno all’origine di consistenti flussi migratori verso altri paesi europei, ma anche verso Stati Uniti, Canada, Argentina e Australia.

L’Italia uscita sconfitta nella seconda guerra mondiale, sarà costretta a rinunciare all’Istria. Con l’approvazione della Costituzione italiana nel 1947, al Friuli veniva così aggiunta anche la “Venezia Giulia” (cioè Trieste e zone limitrofe). Tale scelta fu assai osteggiata, specie dall’Associazione per l’Autonomia Friulana, nella quale militavano personalità del calibro di Tiziano Tessitori, Gianfranco D’Aronco e Pier Paolo Pasolini. Da questa si staccò il Movimento Popolare Friulano, il cui obiettivo era quello della ricostituzione integrale del Friuli nei suoi confini naturali.

E’ storia recente invece il tremendo terremoto che colpì il Friuli alle 21.06 del 6 maggio 1976. L’epicentro sarà identificato nel monte San Simeone situato tra i comuni di Trasaghis e Bordano. La scossa, avvertita in tutto il Nord Italia, provocò la morte di 989 persone ed il ferimento di oltre 3.000. I senza tetto furono 45.000, 18.000 invece le case distrutte. Il terremoto lasciò dietro di se distruzione e lutti, ma la rinascita economica e sociale, non tardò ad arrivare e fu rapida e completa.

Il desiderio di autonomia non si è mai sopito tanto che il Friuli è stato recentemente definito da Eurominority (Organizzazione per le Minoranze Europee, fondata nel 1999) una “Nazione senza Stato”.

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