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Confini del Friuli

E’ uso comune definire i “Confini del Friuli” riferendosi al cosiddetto Friuli Storico, cioè quelle terre per cultura omogenee, comprese a Ovest dal fiume Livenza, a Est dal fiume Timavo, a Nord dalle Alpi e a Sud dal Mar Adriatico.

Tuttavia questa lettura, seppur corretta, è assai semplificativa. Per diversi secoli, infatti, i confini politici del Friuli furono ben superiori e quelli spirituali, ancora maggiori (il Patriarca di Aquileia aveva giurisdizione su una delle più grandi diocesi e metropolia di tutto il medioevo europeo).

Oggi, il Friuli può essere facilmente identificato con la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, suddivisione amministrativa dello Stato Italiano. Si intendono altresì facenti parte del Friuli geografico (e storico) le terre del mandamento di Portogruaro, amministrativamente dipendenti dalla Regione Veneto.

Disponibile qui la mappa ed elenco dei Comuni italiani facenti parte del Friuli storico.

Nel 7 d.C. Aquileia era capitale della “Regio X Venetia et Histria”, che comprendeva le attuali Regioni italiane del Friuli, Veneto e parte della Lombardia. Tuttavia i confini del Friuli saranno maggiormente delineati a partire dalla costituzione del Ducato Longobardo (569-776). Il Ducato friulano, che governerà su tutte le terre poste tra il Livenza ed il Timavo, si fondava su quattro “municipi”: Forum Iulii (Cividale), Aquileia, Iulium Carnicum (Zuglio) e Concordia. Vi erano poi diversi centri fortificati maggiori chiamati Castrum. Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum ne cita diversi: Cormons, Nimis, Artegna, Osoppo, Ragogna, Gemona, Invillino. Altri insediamenti minori erano invece: San Daniele, Montenars, Tarcento ed Attimis. I confini dei Longobardi, 1500 anni fa, ricalcavano, quindi, quello che oggi chiamiamo “Friuli Storico”. E’ da evidenziare, anche, che il Duca friulano Astolfo (744-749) riuscì a conquistare l’Istria, terre che seppur con alterne vicende, conquiste, riconquiste e rivolte rimasero nell’orbita friulana fino alla caduta della Patria del Friuli (1420).

Il 3 aprile 1077, il Patriarca di Aquileia Sigerardo riceveva dall’Imperatore Enrico IV l’investitura feudale con prerogative ducali su tutto il Friuli. L’11 giugno dello stesso anno, furono donate, al Patriarca, anche la Marca di Carniola e la Contea d’Istria. Nasceva così la “Patria del Friuli”. Sotto l’operato di Volchero di Erla, Patriarca di Aquileia dal 1204 al 1218, il Friuli raggiunge la sua massima espansione, divenendo il più vasto stato italiano dell’epoca. I confini ad oriente si estesero fino a comprendere l’Istria, parte della Dalmazia, della Slovenia (fino a Lubiana) e della Croazia. A Nord, il Cadore e parte dell’attuale Carinzia rientrava nell’orbita patriarcale.

In un atto rogato del 1221 venivano definite tutte le terre appartenenti al Patriarca e cioè « tutti i luoghi, castelli, corti, ville e villaggi […] dal fiume Livenza fino al ducato di Merania (corrispondente all’incirca all’attuale Dalmazia) e dai monti fino al mare in tutto il Friuli.»

Sono numerosi i riferimenti scritti di epoca Cinquecentesca. A margine di una carta del Friuli realizzata dal cartografo Giovanni Andrea Vavassori (o Valvassori) detto il Guadagnino, stampata a Venezia nel 1553, compariva un testo esplicativo dal titolo: “La vera descritione del Friuli”. Si legge: «La patria antedetta confina da Levante con l’Istria e Iapidia al presente detta Carso, da ponente con il territorio Tervisano, Belunese da Settentrione con l’alpe de Alemagna e, da Meggio giorno con la parte del mare Adriatico quale è tra il porto del fiume Timavo, e Livenza.» La stessa descritione continua poi citando le città e le fortezze del Friuli, tra cui Udine, Gruaro, Pordenone, Concordia, Monfalcone, Gorizia e Gradisca. (Altre mappe).

E’ da notare che a partire dal 1420 (anno della completa conquista veneziana), il Friuli subì numerose divisioni politico-amministrative che però, di fatto, non modificarono i confini etnico-culturali.

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